La formazione linguistica, una scelta di politica aziendale (1/3)

Un importante tema dello sviluppo organizzativo è la valutazione della redditività degli investimenti. Quando si tratta, come per la formazione, di investimenti immateriali, non è del tutto immediato disporre di criteri per valutare in modo oggettivo l’efficienza dei servizi riportandoli a misure di “produttività”. Può risultare difficile quindi effettuare la giusta attribuzione di quote di budget per ottenere un governo ottimo delle variabili più significative quali qualità dei risultati, costi dei servizi, costi organizzativi, costi di mancata produzione…

Occorre ricordare che l’investimento in formazione linguistica ha tempi di ritorno medio lunghi: una persona con competenza iniziale di livello scolastico impiegherà, a essere anche ottimisti, 2 anni e 200 ore di lavoro per conseguire l’autonomia necessaria ad utilizzare efficacemente la lingua in contesto professionale.

Valutare il ritorno sull’investimento della formazione linguistica

formazione linguistica

Per la formazione linguistica sarà possibile valutare in modo oggettivo:

stato iniziale della conoscenza linguistica dei singoli

incremento della conoscenza della lingua

rapporto tra investimenti in formazione linguistica e riduzione del gap formativo

Al monitoraggio dei parametri “oggettivi” si potrà affiancare la rilevazione degli effetti della formazione valutando l’incremento delle capacità individuali, la riduzione delle spese derivanti da interventi esterni (i.e. traduzione/interpretariato), la modifica dell’atteggiamento del personale (maggiore apertura e self confidence nella comunicazione in lingua), il miglioramento dell’immagine aziendale.

Ma se l’incremento di conoscenza è valutabile puntualmente con un controllo continuo del rendimento individuale, risulta invece più difficile valutare il ritorno per l’azienda come capacità e modifica degli atteggiamenti, che si possono riscontrare solo nell’arco di mesi o anni.

Per valutare il ritorno degli investimenti sarà opportuno esplicitare gli obiettivi in modo non generico (quale, ad esempio la dichiarazione che “…è desiderabile che molti sappiano bene l’inglese”) ma specifico (quale, ad esempio la dichiarazione che “…. X persone dell’area Y devono raggiungere, per l’inglese, una competenza a livello Z, in un tempo W”)

Solo valutando la formazione linguistica con tale criterio di ritorno economico si potrà dare alla formazione stessa una definizione non più genericamente “culturale”, non più una percezione di fringe benefit (cioè legata all’utilità “personale “della competenza) ma una giusta collocazione come strumento di sviluppo della risorsa umana in linea con gli obiettivi e le strategie aziendali.

E’ immediato valutare quali implicazioni tale “cambio di prospettiva” possa avere sulle politiche aziendali: verranno coinvolte scelte di sviluppo professionale e di inquadramento delle risorse stesse che la direzione della formazione potrebbe dover concordare con i responsabili delle aree. La premessa necessaria di questo approccio è che è essenziale definire e formalizzare i bisogni di formazione linguistica legati ai diversi ruoli che il personale svolge in Azienda.

Il coinvolgimento dei responsabili nella definizione dei profili di competenza necessari e nella assegnazione di profili tipo ai ruoli Aziendali – inoltre – aiuta a creare il giusto ambiente all’iniziativa formativa, che rifletterà gli obiettivi dell’azienda correlandoli agli obiettivi dei percorsi formativi individuali.

Inoltre i responsabili (per i quali spesso la partecipazione dei dipendenti a corsi costituisce nel breve …un impiccio organizzativo…), avranno chiaro come la formazione linguistica sia un investimento importante effettuato sulla loro area: ciò contribuirà a ridurre la resistenza che tali responsabili – di norma – mostrano di fronte ad una diminuzione di disponibilità delle loro risorse.

Criteri che ottimizzeranno il ritorno dell’investimento

formazione linguistica

Come detto, la valutazione di risultati in campo linguistico, rispetto ad altri settori di investimento formativo, è relativamente semplice: esistono infatti parametri di riferimento in quanto la capacità di comprensione e/o di comunicazione è misurabile in modo oggettivo con test chiusi.  Di certo non è altrettanto semplice misurare il grado di comprensione di concetti di ingegneria o di logistica o di marketing strategico. Ma il valore di questa competenza per l’azienda dipende invece da altri fattori:

l’utilità relazionale, cioè la capacità di usare la lingua straniera nei rapporti professionali

l’adeguatezza di tale competenza con gli obiettivi di sviluppo della funzione/dell’area

la coincidenza dello sviluppo di tali competenze con l’obiettivo di sviluppo professionale che l’azienda prevede per l’individuo.

Per misurare quindi l’investimento formativo non solo dal punto di vista della pura efficienza, ma dal punto di vista del ritorno economico atteso, cioè della sua efficacia, due fattori diventano determinanti: l’atteggiamento dell’azienda e l’esplicitazione degli obiettivi.

Questi elementi spesso non vengono resi disponibili per il consulente linguistico e, in loro assenza, la pianificazione degli interventi viene spesso effettuata solo sulla base di compatibilità logistiche e di orario, con una notevole perdita – a parità di spesa – sia del valore effettivo dell’investimento che del valore percepito da parte di chi ne fruisce.

In una buona impostazione della gestione della formazione linguistica, l’obiettivo dichiarato non dovrà essere, genericamente, “…. la conoscenza dell’inglese…”: in tal caso non si parlerebbe più di un investimento, soggetto – quindi – ad un’analisi di redditività, ma di un benefit, riconducibile, pertanto, più correttamente, ad una voce di costo del lavoro.

Se la gestione della formazione linguistica è, invece, ben impostata si progetterà l’intervento in funzione di obiettivi aziendali di medio e di lungo termine e con criteri che permettano di ottimizzare il ritorno dell’investimento effettuato. In tale schema:

I destinatari saranno coloro che necessitano di una lingua per svolgere in modo ottimale il loro lavoro

l’adeguatezza di tale competenza con gli obiettivi di sviluppo della funzione/dell’area

Leggi la seconda parte dell’articolo la prossima volta e scopri di più su “Metrika” – un metodo analitico di presidio delle competenze linguistiche.

la coincidenza dello sviluppo di tali competenze con l’obiettivo di sviluppo professionale che l’azienda prevede per l’individuo.

Scritto da Giulia Federica Ballabio, Direttore di inlingua Genova

Educazione aziendale, Formazione, Risorse Umane
Previous Post
How to Become Fluent in a Foreign Language
Next Post
La formazione linguistica, una scelta di politica aziendale (2/3)

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Fill out this field
Fill out this field
Please enter a valid email address.